Intervista integrale a Moni Ovadia pubblicata in forma ridotta sull'inserto VIVIANZOLA 4PAGINE di febbraio
VOGLIO COSTRUIRE UN FUTURO PER I GIOVANI…
Abbiamo intervistato Moni Ovadia, intellettuale profondo, uomo di teatro, scrittore, ricercatore instancabile di tradizioni, storia delle origini e musica: ambiti riconducibili al cammino dell’uomo, alle radici comuni, alle impronte culturali. Moni Ovadia è anche un uomo politicamente impegnato, le sue critiche lucide e taglienti ci riportano ad un’etica che lotta per i diritti universali dell’uomo, per le pari dignità sociali, per un’ uguaglianza che va oltre le apparenze. Moni Ovadia è un uomo irriducibile che lotta per i giovani, per un’eredità da lasciare loro, densa di valori che costruiscono il senso delle cose. Si rimane affascinati dal fruire delle sue parole, il tempo scivola via lasciando punti fermi, parole di giustizia irrinunciabili. Abbiamo chiesto:-
In questo momento storico di incertezza, di “nazionalismi”, fatto di tensioni, dove vediamo sorgere muri virtuali e muri di mattoni e cemento che dividono e allontanano le popolazioni, quale potrebbe essere il cammino per un ritorno a dei valori veri, ad un senso della vita, ad un’apertura positiva all’Umanità?
Per quello che attiene al nostro Paese, abbiamo una Costituzione impeccabile che i partiti dovrebbero rigorosamente applicare; prendiamo, per esempio gli articoli 41 e 42 che sanciscono che l’impresa è sì libera, ma socialmente responsabile. Nessuno potrebbe spostare un’azienda all’estero dopo aver sfruttato una condizione, lasciato per strada i lavoratori, impoverito famiglie e portato via ricchezza al Paese, sia che si tratti di un imprenditore italiano sia di uno straniero. Questo significa che l’imprenditore non può fare quello che vuole in nome del profitto, i suoi limiti sono quelli sanciti dalla Costituzione, deve praticare la giustizia sociale e occuparsi per prima cosa dei lavoratori che fanno l’azienda. Non dimentichiamoci poi, della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo che è stata sottoscritta da 192 Paesi e ratificata da un numero di Paesi molto vasto. Se ci si attenesse ai suoi principi, sarebbe molto semplice costruire una società di giustizia. Cosa recita il primo articolo? “Tutti gli uomini nascono liberi ed eguali pari di dignità e diritti” quindi sarebbe inaccettabile respingere un emigrante e lasciare morire gente in nome degli affari. Sarebbe molto semplice. I valori, i principi e le carte ci sono, il problema è quando interferiscono con gli interessi privati. Quando ciò avviene, si scatenano guerre. La Costituzione italiana ripudia la guerra, non è considerata uno strumento per dirimere le controversie internazionali, quindi non bisogna farla. E allora? Allora vengono ribattezzate “guerre umanitarie”, guerre per esportare la democrazia… Lo scopo di queste guerre, è chiaro; l’industria delle armi fa affari enormi insieme ai Paesi che le ospitano. Quindi la verità è che noi abbiamo perso. Siamo affidati ad una deriva dei significati, significati costruiti capziosamente o surrettiziamente per baipassare i valori. Abbiamo dimenticato il senso per il quale esistono le grandi Costituzioni e le Carte dei Diritti, che è quello di costruire un’umanità solidale, fraterna, fondata sull’uguaglianza e la dignità.
Prendiamo il caso delle Francia. Conveniva scatenare la guerra in Libia? Oggi, tutti riconoscono che è stata una catastrofe ma allora, perché si è praticata? Perché dietro c’erano degli interessi forti. Finché prevarranno gli interessi di bottega rispetto ai valori, finché si considererà - come è stato in passato - i valori come “stracci di carta”, non ci sarà né pace né giustizia. Purtroppo oggi in Italia, abbiamo un Ministro dell’Interno che considera carta straccia la nostra Costituzione. L’articolo dieci recita: chiunque non trovi nel proprio Paese le condizioni di libertà e quelle connesse, ovvero lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica. Molti politici italiani oggi parlano invece di blocchi navali. Ho fatto solo un esempio, ma questo vale per tutto. L’articolo nove, quello relativo alla tutela del paesaggio, del patrimonio storico e artistico della Nazione,viene sistematicamente trasgredito a favore della cementificazione, perché c’è qualcuno che si deve riempire le tasche di soldi e i casi sono infiniti. A mio parere, nell’agenda politica di qualsiasi governo al primo posto dovrebbero esserci: la lotta alla corruzione, alle malavite e alle evasione fiscale che sottraggono risorse ai cittadini. In Italia, le malavite le corruzioni, gli sprechi e l’evasione fiscale sottraggono all’economia reale e virtuosa qualcosa come cinquecento miliardi di euro all’anno.
Il nostro è anche un Paese che disconosce totalmente il merito, in qualsiasi posto di responsabilità c’è solo il raccomandato, come mai i nostri migliori giovani, quelli eccellenti se ne vanno? Perché?
Che futuro possono avere?
Finché questa sarà la regola, noi a cosa possiamo appellarci? I valori etici, i valori morali, i grandi principi sociali possono essere attuati in una Società che vive secondo quei principi; se tutto è truccato, se tutto funziona solamente per raccomandazione politica, cosa vuole che di nuovo succeda al nostro paese: niente.
Io seguo la mia strada, faccio quello che posso e come posso, non cedo, ho una responsabilità verso le generazioni future e malgrado la mia età voglio aiutare i giovani a costruire il loro futuro. La vera etica di un Paese degno di questo nome, è l’alleanza tra generazioni, ognuno con le sue potenzialità. Insieme.Alle nostre future generazioni cosa offriamo? Una vita fatta di una competitività spietata per una vita precaria? Questo è quello che costruiamo per il futuro? I nostri vecchi piantavano alberi di cui non ne avrebbero mangiato il frutto, né loro, né i loro figli, ma solo i loro nipoti e forse i loro pronipoti. Chi costruisce il futuro oggi? Nessuno.Alcuni anni fa, ho diretto uno spettacolo al Teatro Antico di Siracusa: le Supplici di Eschilo. Ho lavorato insieme a quarantadue giovani, tra donne e uomini, prodigiosi, che hanno interpretato i loro ruoli in una maniera sconvolgente con disciplina, serietà, talento, passione.
Io sono per sdoganare la parola “rivoluzione”, non dobbiamo pensare alla rivoluzione bolscevica, né a quella messicana, né a quella cubana, né a quella cinese; ci vuole un altro tipo di rivoluzione, una rivoluzione culturale, cioè l’investimento sulla cultura che diviene una priorità assoluta in un paese che vuole veramente cambiare.
Ma quindi cosa pensa dei giovani, ma soprattutto cosa si augura per loro?
Mi auguro per loro che arrivi una generazione di adulti meno indegna, perché se noi siamo ridotti a questo punto… Quando sento degli adulti che parlano male dei giovani, il mio istinto primario è dire :- Ma tu dov’eri? Generalmente si dice che vivano attaccati ai telefonini. Ma chi ha costruito un mondo in cui degli oggetti “ straordinari” sono stati elargiti senza nessuna pedagogia? Il telefonino è formidabile e ha tantissime potenzialità. Io lo uso di continuo, ho tremila libri, sono abbonato a cinquanta riviste, consulto dizionari perché parlo e lavoro in diverse lingue. Posso accedere ad ogni forma di conoscenza, alle lezioni dei migliori professori universitari del mondo. Conoscendo l’inglese entro nei siti dell’Università di Yale, di Princeton, di MIT e parlando anche il russo, all’Università di San Pietroburgo e di Mosca. Posso fare ricerche che mi permettono di non dovere subire la melassa di giornali oramai orientati massivamente, posso cercare e trovare tutte le conferenze del Prof. Chomsky, il più grande linguista, il più grande intellettuale americano del momento. E così via, fare ricerche sulla musica tradizionale che è uno dei temi del mio lavoro. Ad esempio ho trovato una canzone per un mio spettacolo; cercavo una canzone della prima guerra mondiale, sono bastati venti minuti di ricerca e sono entrato nella sezione etnomusicologica della libreria del Congresso degli Stati Uniti d’America dove ho trovato quella canzone e ho potuto scaricarla. Ci sarebbero voluti sei mesi prima di Internet. Sono mezzi straordinari ma, dalle scuole materne, bisognerebbe cominciare a insegnarne l’uso. Dico spesso ai ragazzi che incontro: “sentite ragazzi voi avete in mano il mondo e cosa fate? Chattate … Avete il telefonino, conoscetelo, conoscete che cose straordinarie potete fare, poi nessuno vi impedisce di mandare un whatsapp al vostro amore…” Li prendo in giro e loro ridono quando aggiungo: “Sapete perché si chiama telefono intelligente? Perché più voi diventate scemi, più lui diventa intelligente! La sua intelligenza è a disposizione per accrescere la vostra! Rendetevi conto di quello che avete in mano!”. Si possono scoprire delle cose meravigliose, ci sono cose inimmaginabili, tutto questo è arricchimento culturale, però cosa fa il mondo degli adulti? Cerca solamente di usare i giovani come consumatori inebetiti, per riempirsi le tasche di profitti e poi non pagare le tasse, trascurando completamente che questo grande mezzo, può essere usato in modo acritico e addirittura criminale. Come è stato per il libro: Gutenberg ha stampato la Bibbia ma Adolf Hitler ha mandato alle stampe il“Mein Kampf”. Allora che cosa vuol dire questo? Che è il sapere critico quello che conta, che andrebbe formato nelle scuole, invece l’hanno sostituito con un sapere tecnico che schiavizza.Oramai l’unica cosa che conta è il danaro.L’importante è il consumismo, che la gente si riempia di cose inutili. E ancora: chi forma i nostri ragazzi alla spiritualità? Non la spiritualità religiosa, ma la formazione dell’interiorità, la conoscenza delle proprie risorse interiori, chi si occupa di questo? Nessuno. Allora dove vogliamo andare?
Siamo ridotti a dei cattolici che arrivano al punto di pensare che sia giusto fare il blocco navale contro gli emigrati, ma la radice del cattolicesimo risiede nel significato “katholikòs” “verso tutti i pari”, “verso tutti i nomi”. Il Vangelo portato ad ogni uomo sulla terra, nero, bianco, giallo, verde, rosso. Abbiamo perso il senso, torniamo punto a capo. Il Vangelo ha dei pilastri, sono le Beatitudini, i comandamenti del cattolico e del cristiano :“beati gli ultimi”. Il cattolicesimo e il cristianesimo si fondano sull’etica che ha al centro l’ultimo fra gli ultimi e lo straniero, ciò che fai allo straniero - dice Gesù - lo fai a me. Se togliamo al cattolicesimo e al cristianesimo questo precetto, il Vangelo diventa carta straccia.
Come ci si può definire cristiani senza porgere la mano agli ultimi fra gli ultimi? Gesù andava tra i lebbrosi, tra le prostitute, gli stranieri, perfino tra i malavitosi, non c’era nessun moralismo in Gesù. Questa peraltro, è anche una lezione dell’Ebraismo perché gli Ebrei non sono un popolo etnicamente omogeneo, non esiste un’etnicità ebraica lo dice il grande Rabbino Chaim Potok, che è stato il più grande rabbino statunitense del secolo scorso.Nel suo libro “Storia degli ebrei” dice che gli ebrei erano una massa terrorizzata e piagnucolosa di asiatici male in arnese; erano gli israeliti discendenti di Giacobbe ma erano anche Accadi, Ittiti, Mesopotamici transfughi Egizi e soprattutto erano habiru, termine che indicava il delinquente a vario titolo, ladri, ruffiani, scassinatori, contrabbandieri, assassini, quello è il popolo eletto.
Perché eletto? E’ molto semplice, non perché si chiamano ebrei, perché sono schiavi stranieri e meticci, sono gli ultimi. Anche Gesù, ritrova quell’elezione: “beati gli ultimi perché saranno i primi “, cioè noi vivremo nel Regno quando gli ultimi saranno i primi.
Quello che fa paura, non è lo straniero, l’odio è verso la povertà.Se venisse uno straniero carico di denaro a dire “qui creo industrie, ordino battelli” col cavolo che verrebbe respinto. Il Vescovo Rosso Helder Camara, Vescovo brasiliano, diceva :”che cosa strana, quando do da mangiare ai poveri mi chiamano Santo, quando combatto la povertà mi chiamano Comunista”. Romero faceva questo, voleva sconfiggere la povertà, voleva difendere i poveri, per questo è stato assassinato.
Quale libro o autore consiglierebbe contro tutte le intolleranze? Quale libro per aprire la mente? Per andare contro “la superficialità”?
Ce ne sono tanti di libri che si potrebbero consigliare, io consiglierei di cominciare a leggere due autori secondo me straordinari: Claudio Magris e Tzvetan Todarov. Consiglierei anche un libro che è uscito da poco, un libro formidabile “Per amore del mondo. I discorsi politici dei premi Nobel per la letteratura” a cura di Daniela Padoan, edito Bompiani. Mi viene anche da dire che si dovrebbe rileggere il Vangelo, ma sul serio, possibilmente in greco come la Torah ebraica in ebraico.
Si ringrazia il fotografo Gianmarco Chieregato per l'utilizzo dell’immagine e la Dott.ssa Paola Savi.
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